Sui Sentieri del monte Artemisio (GRUPPO SENTIERISTICA VULCANO LAZIALE)
e’ un gruppo pubblico nato nell’ agosto 2015 in ambito social network Facebook creato e coordinato da Carlo Lungarini di Lariano (RM) per lo studio, la divulgazione, la valorizzazione, e la conoscenza dell’ inestimabile valore paesaggistico, storico e culturale costituito dall’ insieme dei sentieri esistenti nel vasto territorio del Vulcano Laziale.
Percorrendo tali sentieri infatti, si possono collegare varie citta’ della rinomata area dei Castelli Romani e raggiungere moltissime suggestive zone dei Colli Albani di elevato valore naturalistico, geologico ed archeologico.
Per realizzare tali obiettivi il Gruppo svolge sopralluoghi, gestisce il catasto sentieri ed organizza interessantissime escursioni a cadenza quindicinale, nei giorni festivi od a richiesta infrasettimanali, alle quali possono partecipare tutti in particolare i membri del gruppo.

Carlo Lungarini
AMBIENTE E TERRITORIO
Il territorio di quelli che sono popolarmente e storicamente conosciuti come Castelli Romani corrisponde geograficamente ai rilievi dei Colli Albani, posti poche decine di chilometri a sud-est di Roma.
Dal punto di vista geologico, i Colli Albani costituiscono il relitto dell’antico Vulcano Laziale, formatosi nel corso di un lunghissimo periodo compreso fra i 630.000 ed i 20.000 anni fa, con un processo che può essere sostanzialmente suddiviso in tre fasi successive.
Inizialmente, un’intensa attività eruttiva formò un imponente cono vulcanico, la cui base raggiungeva i 60 chilometri di diametro; il bordo superiore del cratere di questo enorme vulcano successivamente crollò, originando la larga “caldera” della quale oggi si conservano i margini nord-orientali (monti Tuscolani e dell’Artemisio);
Dopo un lungo periodo di pausa, l’attività eruttiva ricominciò dando origine, all’interno della caldera, ad un cono vulcanico più piccolo, il cui cratere centrale costituisce oggi i cosiddetti “Campi di Annibale”, mentre altri due coni secondari hanno originato gli attuali Monte Cavo e Colle Iano.

Veduta del Monte Artemisio
Infine, un’ultima fase (detta idromagmatica perché consistente in violente esplosioni provocate dal contatto delle falde acquifere sotterranee con sacche residue di magma incandescente) ha originato, lungo il bordo sud-occidentale della caldera originaria, diversi altri crateri divenuti poi laghi vulcanici; di questi, solo due si conservano attualmente (i laghi di Nemi ed Albano), mentre altri sono stati prosciugati e costituiscono oggi valli agricole (Prata Porci, Pantano Secco, Valle Marciana, Laghetto, Vallericcia).
L’escursione altimetrica del territorio dei Colli Albani varia dai 470 m. s.l.m. (nel Comune di Monte Compatri) ai 956 m. s.l.m. (Maschio delle Faete nel Comune di Rocca di Papa), con una netta prevalenza dei Comuni posti a livello collinare, cioè fra i 300 ed i 700 m.s.l.m..
Fino al XVII secolo, le cenosi forestali spontanee che dominavano incontrastate nel territorio dei Colli Albani, a secondo delle fasce altimetriche, erano:
– la Lecceta, caratteristica della fascia vegetazionale mediterranea, che arriva fino ad un’altitudine di 200-300 m. s.l.m.;
– il Bosco Misto a Roverella, tipico della fascia vegetazionale sub-mediterranea che arriva fino ad un’altitudine di 400-500 m.s.l.m.;
– il Bosco Misto di Latifoglie Q.T.A. (Querce, Tigli ed Aceri), tipico della fascia vegetazionale sub-montana che arriva fino ad un’altitudine di 700-800 m. s.l.m.;
– la Faggeta, caratteristica della fascia vegetazionale montana, al di sopra degli 800 m. s.l.m.
Gli estesi boschi di Castagno che attualmente ricoprono i rilievi dei Colli Albani non costituiscono dunque una vegetazione endemica della zona, ma sono il frutto del continuo processo di antropizzazione che ha interessato questo territorio fin dai primordi della sua colonizzazione umana, ma che si è enormemente intensificato nel corso degli ultimi tre secoli.

Colata lavica di Monte dei Ferrari
L’intervento umano ha infatti portato alla graduale sostituzione delle suddette foreste spontanee con coltivazioni di evidente interesse economico:
– Vigneto ed Oliveto nelle fasce altimetriche fino ai 400-500 m. s.l.m., in sostituzione della Lecceta e del Bosco Misto a Roverella;
– Castagneto, coltivato a ceduo matricinato, nelle fasce altimetriche superiori, in sostituzione del Bosco Misto Q.T.A. e della Faggeta.
Macchie residuali della vegetazione boschiva autoctona sono individuabili in diversi Comuni dei Castelli Romani. Le più importante di queste sono:
– il Bosco dei Cappuccini e Lago Albano (Albano Laziale)
– il Parco di Villa Chigi (Ariccia)
– la Macchia dello Sterparo (Frascati)
– il Bosco della Madonnella (Grottaferrata)
– il Bosco Ferentano ed il Parco Colonna (Marino)
– la Macchia del Piantato (Monte Compatri)
– il Bosco del Lago di Nemi e Vallone Tempesta (Nemi)
– i Boschi di Monte Cavo e del Maschio delle Faete (Rocca di Papa)
– il Bosco del Cerquone (Rocca Priora)
– i Boschi dell’Artemisio e del Maschio d’ Ariano (Velletri)
Ricca ed interessante è la fauna che popola il territorio dei Castelli Romani.
La classe animale più rappresentata nel comprensorio è quella degli uccelli, con oltre un centinaio di specie, appartenenti a svariati ordini diversi, fra i quali quello dei passeriformi è senz’altro il più abbondante con numerose famiglie: cince, pettirossi, ballerine, capinere, fringuelli, codirossi, regoli, scriccioli, cardellini, codibugnoli, picchi muratori, allodole, merli, storni, rondini, rigogoli, cornacchie, ghiandaie, gazze … per citare solo quelle più facilmente osservabili!
Ma degne di nota sono anche le specie appartenenti ad altri ordini e famiglie, come ad esempio le quaglie, le starne, le beccacce, i picchi verdi e rossi, l’upupa, il cuculo.
Senza dimenticare l’abbondante avifauna acquatica di passo che visita le rive e le acque dei laghi di Nemi ed Albano: germani, folaghe, morette, svassi, cormorani, marangoni.
Infine, numerosi ed interessanti sono i rapaci, sia diurni (poiana, gheppio, sparviero) che notturni (civetta, barbagianni, gufo, allocco, assiolo).
Tra i mammiferi selvatici che abitano i boschi e le campagne dei Colli Albani, segnaliamo (senza pretesa di esaustività) il cinghiale, la volpe, la faina, la donnola, il tasso, il riccio, l’istrice, la lepre, il moscardino, la talpa, l’arvicola, il toporagno, il pipistrello, lo scoiattolo, il ghiro.
Infine giova ricordare, fra i numerosi rettili, i vistosi ramarri, la temibile vipera, le innocue bisce e colubri. Mentre fra gli Anfibi sono senz’altro degne di nota alcune specie rare rinvenibili nel Pantano della Doganella (Rocca Priora): la salamandra pezzata, la salamandrina dagli occhiali, il tritone punteggiato, il tritone crestato.
Le fertili colline dei Colli Albani, ricche di vegetazione ma, soprattutto, di acqua, sono state popolate dall’uomo già nella lontana preistoria. Il clima temperato, la ricchezza di flora e di fauna del territorio fecero sì che su questo territorio sorsero numerosissimi villaggi, spesso semplici aggregati di poche capanne, che, ben presto, si estesero in tutto il Lazio e assunsero i caratteri di una nuova civiltà, la Civiltà Laziale.
La cosiddetta legge dell’attrazione lega la mente alla realtà: tutto inizia dai pensieri positivi e dalle emozioni che lo sperimentare determinate situazioni può generare.
Lo sa bene chi vive ai Castelli Romani, questo luogo a due passi da Roma, ricco di boschi, laghi e borghi che ne caratterizzano il paesaggio e dietro i quali si affollano tradizioni, folklore ed enogastronomia, tali da rendere veramente unica questa destinazione in tutto il centro Italia.
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